Il Centro Oculistico Quattroelle è nuovamente operativo nel rispetto di tutte le norme di sicurezza necessarie.
Il Personale Medico e di Assistenza è provvisto di adeguati dispositivi di protezione personale e procede regolarmente con la disinfezione di tutto il materiale diagnostico prima e dopo ogni visita.
Un comportamento corretto e rispettoso dei pazienti e del personale è fondamentale per accedere serenamente ed in sicurezza alle prestazioni.
La sindrome dell’occhio secco è una patologia cronica, che richiede da parte del paziente la consapevolezza di dover affrontare periodi di remissione alternati a riesacerbazione, la volontà di attiva collaborazione con il proprio oculista e la perseveranza nel seguire scrupolosamente le consegne, poiché non esiste una sola terapia efficace e “magica”.
Il trattamento a luce pulsata per occhio secco o IRPL (Intense Regulated Pulsed Light) è un nuovo e innovativo sistema per la cura di questa patologia oculare.
Questo intervento non invasivo utilizza un dispositivo progettato per ripristinare una corretta funzione del film lacrimale tramite, appunto, un’intensa luce pulsata. Dura pochi minuti, non causa disagi al paziente e dà benefici già dalla prima seduta.
Questo avanzato dispositivo si trova solo in alcune cliniche specializzate, come il nostro centro oculistico di Milano.
Taluni semplici accorgimenti possono risultare molto utili nella gestione dei sintomi:
Viene riconsiderata la possibilità di ricorrere a particolari lenti a contatto a bassa idrofilia, il cui modesto contenuto di acqua non risente delle variazioni legate alla disidratazione della superficie oculare.
Storicamente, i massaggi dopo applicazione di impacchi caldi e i sostituti lacrimali rappresentano il primo e più diffuso tra i rimedi per l’occhio secco, finalizzato a favorire il flusso della componente grassa e al ripristino di un normale quantitativo di fluido lacrimale, anche se la loro composizione qualitativa non può che essere lontana da quella fisiologica.
E’ difficile consigliare un prodotto per la sindrome dell’occhio secco tra la molteplicità delle formulazioni presenti in commercio. Le regole più moderne consigliano lacrime artificiali prive di conservanti e ipotoniche, da somministrare con posologia variabile da 3 a 20 volte, di giorno, combinate a prodotti lubrificanti per la notte. I presidi più spessi e viscosi durano più a lungo ma possono comportare velature del visus insopportabili.
Assolutamente da evitare i colliri vasocostrittori (tipo collirio Alfa, Stilla, Tetramil…) che sbiancano l’occhio ma tendono a peggiorare la condizione se utilizzati in maniera cronica.
Il Restasis (emulsione oftalmica di ciclosporina 0,05%) è un farmaco immunomodulatore, che produce un effetto antinfiammatorio locale e un riassetto dell’equilibrio del sistema. E’ costoso e difficile da reperire (non ancora commercializzato in Italia, si trova in Svizzera e a Città del Vaticano, può essere prodotto in maniera estemporanea, cosiddetta galenica), brucia a volte in maniera insopportabile e richiede spesso mesi di terapia ma è l’unico farmaco che si è dimostrato efficace nell’aumentare la produzione basale di lacrime e migliorare i sintomi da occhio secco. Non ha altri effetti collaterali. La posologia è di 1-2 gocce ogni 12 ore.
Il siero autologo (plasma centrifugato e pipettato, diluito 1:5 con soluzione salina bilanciata) è assai efficace, soprattutto nelle forme gravi, anche se il paziente è in genere un po’ reticente a ricorrervi, a causa di qualche vecchio pregiudizio.
L’utilizzo di terapie orali, con antibiotici a basso dosaggio come la tetraciclina e la doxiciclina, associati in genere a pomate di eritromicina e bacitracina, si è mostrata utile in stati in cui la componente lipidica è insufficiente e si ha una spiccata tendenza all’evaporazione lacrimale. Tale stato è frequentemente associato a blefariti ricorrenti (infiammazione del margine palpebrale) per i quali alla terapia lubrificante si associa una corretta igiene palpebrale e l’uso di compresse calde, detersioni con baby shampoo e massaggio palpebrale.
Nel futuro prossimo, infine, saranno verosimilmente disponibili terapie con farmaci innovativi come gli ormoni androgeni in collirio, gli antagonisti delle citochine e gli agonisti del recettore P2Y2 (diquafosol).
La chiusura dei puntini lacrimali riduce il drenaggio e aumenta il tempo di contatto della lacrima, sia naturale che artificiale, con la superficie oculare. Si effettua in maniera reversibile con i punctum-plug, piccoli tappi di silicone che occludono i puntini lacrimali (Figura 1).
La diagnosi della sindrome dell’occhio secco si basa sull’attenta anamnesi, ovvero la raccolta dei sintomi, delle concomitanti patologie e delle abitudini lavorative e farmacologiche del paziente.
Oltre alla visita oculistica standard, si effettuano esami semplici, come il test di Schirmer (figura 1), che misura l’imbibizione di una striscia di carta graduata posizionata a contatto con la congiuntiva, con e senza l’uso di colliri anestetici. I valori normali, a 5 minuti, sono di almeno 10-15 mm.
La colorazione del film lacrimale con fluoresceina consente il BUT (Break-Up-Time) test, misura del tempo di durata dell’integrità del film lacrimale, prima cioè della sua rottura, quando l’occhio rimane ‘spalancato’ senza ammiccare. Normalmente, la lacrima rimane uniformemente distribuita per più di 10 secondi.
La colorazione degli strati superficiali (epiteliali) permette inoltre la valutazione delle complicanze della sindrome dell’occhio secco, ovvero i danni lievi, moderati o severi alla superficie della cornea e della congiuntiva (figura 4). Oltre alla fluoresceina, si utilizzano spesso altri coloranti come il rosa bengala e il verde lissamina, con cui si testa anche il turn-over (clearance) lacrimale.
Lo spessore corneale centrale (pachimetria) è tipicamente ridotto per l’iperosmolarità delle lacrime. Test più sofisticati, e costosi, si effettuano con la microscopia confocale, la visualizzazione con il TearScope (Figura 5), l’analisi citologica ad impressione della congiuntiva, la misura dell’osmolarità, delle IgA e degli enzimi (lisozima, lattoferrina…).
La biopsia della ghiandola lacrimale e di quelle salivari, alla ricerca delle alterazioni istologiche (metaplasia squamosa delle cellule mucipare e infiltrazione linfocitaria) sono raramente effettuate, così come altri test (la termografia e l’evaporimetria).
Presso il nostro centro oculistico possiamo svolgere tutti questi tipi di esami per la diagnosi della sindrome dell’occhio secco.
La sindrome dell’occhio secco è una patologia oculare cronica causata da un deficit della produzione delle lacrime dovuto all’età o legato ad altre malattie (come il diabete). I sintomi dell’occhio secco più comuni sono l’irritazione agli occhi unita a bruciore e prurito. Può essere curato efficacemente in diversi modi, utilizzando colliri, farmaci specifici o con l’innovativo trattamento a luce pulsata per l’occhio secco.
La fisiologica produzione delle lacrime avviene da parte di un sistema ghiandolare finemente regolato da fattori nervosi ed ormonali, che ha funzione di barriera; serve cioè a proteggere, umidificare, lubrificare la superficie oculare, favorendo l’allontanamento di corpi ed organismi estranei, non desiderati per mantenere la visione nitida e confortevole.
Tra un ammiccamento e l’altro, l’occhio rimane ricoperto di una lamina, il film lacrimale. Attraverso i puntini lacrimali, localizzati all’angolo nasale, la lacrima viene drenata nei canali lacrimali, quindi passa nel naso e poi in gola (per questo motivo si sente il ‘sapore’ dei colliri e il naso ‘cola’ quando si piange tanto).
Si chiama sindrome dell’occhio secco (cherato-congiuntivite secca) il deficit quali-quantitativo di tale sistema, uno dei problemi più frequentemente incontrati nella pratica oculistica quotidiana, se è vero che ne soffre oltre il 20% della popolazione che ha superato i 65 anni. Malgrado la diffusione, i criteri di definizione e un approccio sistematico alla terapia non sono ancora ben definiti.
I principali sintomi della sindrome dell’occhio secco riportati sono:
Tipicamente, gli occhi si arrossano (figura 2) e i sintomi si esacerbano negli ambienti secchi (climatizzati in maniera ‘spinta’) e assai ventilati, polverosi, fumosi o densi di smog, oppure dopo applicazione al computer o intensa lettura.
Quella dell’occhio secco è una patologia semplice da diagnosticare ma assai complessa da trattare, essendo causata da molteplici fattori, la maggior parte dei quali poco noti.
L’età è il più tipico di questi, dato che con il passare degli anni, e soprattutto nelle donne in menopausa, si riducono tutte le secrezioni ghiandolari grasse dell’organismo.
Altre situazioni sono classicamente associate alla riduzione della produzione acquosa o all’eccessiva evaporazione ad opera di uno strato lipidico alterato, anche se vi è incertezza nell’attribuir loro un ruolo primario oppure di semplice cofattore.
Queste sono: