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Un comportamento corretto e rispettoso dei pazienti e del personale è fondamentale per accedere serenamente ed in sicurezza alle prestazioni.
Per la sua natura, il distacco della retina essudativo tende a risolversi spontaneamente con l’appropriata gestione della malattia sottostante (in genere cortisone sistemico ad alte dosi nelle malattie infiammatorie, la radioterapia o l’exeresi chirurgica nel caso delle neoplasie), senza richiedere l’intervento chirurgico di retinopessia.
Nel distacco della retina regmatogeno acuto, l’azione chirurgica di riaccollamento dev’essere la più tempestiva possibile (entro 48-72), soprattutto se vi è un coinvolgimento della regione maculare. Nei distacchi cronici, la tempistica è meno pressante e l’intervento va organizzato entro 7-10 giorni. Nessun laser è in grado di riattaccare la retina sollevata.
La chirurgia del distacco di retina regmatogeno può essere affrontata sia ab interno sia ab externo. Quest’ultimo approccio, classico, intende riavvicinare le porzioni retiniche staccate con elementi d’indentazione che comprimono le rotture attraverso la sclera (il “bianco dell’occhio”). Tali elementi possono essere posizionati a 360°, come una cintura agganciata sotto i muscoli estrinseci (cerchiaggio, Figura 3) o focali (piombaggi, spugne, in genere in silicone) e vanno associati a trattamenti di criopessia (tecnica per cicatrizzare la retina con il freddo, sempre per via transclerale) e a punture evacuative della sclera per favorire la fuoriuscita del liquido sottoretinico.
La retinopessia pneumatica consiste nell’iniettare una bolla di gas (in genere perfluoropropano, C3F8) all’interno della cavità vitreale, combinata o meno alla criopessia della rottura. Semplice (in anestesia topica o locale) e velocissima, può essere indicata per trattare piccole rotture localizzate nei settori superiori, con attento posizionamento postoperatorio del capo. La qualità del risultato lascia spesso a desiderare, tanto che la maggior parte dei chirurghi preferisce effettuare direttamente la vitrectomia. In taluni centri statunitensi, viene chiamata la “chirurgia del venerdi’ sera”, scelta cioè quando il chirurgo non vuole, o non può, organizzare la sala operatoria. Vuole quindi prender tempo, facendo passare il week-end.
Il tamponamento con olio di silicone funziona con un principio analogo al gas intravitreale. Esso non è tuttavia riassorbile per cui occorre programmare un ulteriore intervento per la sua rimozione. Vi sono casi un cui è l’unica opzione (ad esempio la vitreo-retinite da citomegalovirus nei malati di AIDS, il distacco trazionale per retinopatia diabetica proliferante) e casi infelici in cui non si può togliere, pena la recidiva del distacco (silicone for ever).
In condizioni normali la retina aderisce alla superficie interna dell’occhio, lo riveste come una tappezzeria. A causa di trazioni da parte del vitreo, la gelatina che riempie l’occhio, soluzioni di continuo o essudazioni sierose, la parte neurosensoriale della retina può staccarsi, piegandosi e accartocciandosi proprio come una carta da parati (Figura 1a).
In tal caso, la sofferenza delle cellule inizia precocemente con alterazioni funzionali anche gravi, che diventano irreversibili, con la morte cellulare, già dopo 48-72 ore. Il tessuto retinico danneggiato non è sostituibile con una protesi artificiale né trapiantabile, almeno per il momento; per questo motivo il distacco della retina rappresenta un evento da affrontare chirurgicamente in emergenza, anche se il perfezionamento delle tecniche ne ha in buona parte mitigato l’aspetto drammatico.
Esistono tre tipi di distacco di retina: regmatogeno, essudativo e trazionale (Figura 2).
Il distacco regmatogeno (dal greco regma: lacerazione) è il più frequente (incidenza: un caso ogni 10.000 persone). E’ dovuto a una soluzione di continuo (uno o più fori o rotture) della retina, attraverso cui s’infiltra del vitreo liquefatto che la solleva, separando la retina sensoriale dal sottostante epitelio pigmentato (Figura 1b).
Si osserva generalmente in età intermedia, con una certa prevalenza famigliare. E’ tipico degli occhi miopi, caratterizzati dalla presenza di lesioni predisponenti (come la degenerazione a graticciata, la retinoschisi acquisita con rotture nel foglietto interno ed esterno, fori opercolati…) cui sovente si combina un fattore scatenante come un trauma oculare diretto o indiretto.
Inizialmente, i sintomi del distacco della retina regmatogeno sono identici al distacco di vitreo con fotopsie (percezione di lampi e flash anche al buio), miodesopsie (filamentosità scure fluttuanti); ad essa segue però l’amputazione di un settore del campo visivo (percezione di una “tenda” periferica quando il distacco è parziale con risparmio della regione maculare), oppure la riduzione del visus e metamorfopsie (deformazione delle immagini) quando la macula è coinvolta.
L’osservazione del fundus oculi mostra tipicamente una pressione intraoculare bassa, pigmento nel vitreo anteriore e distacco di quello posteriore; la regione di retina staccata appare sollevata, mobile con i movimenti dell’occhio e la postura, con pieghe. Per questioni gravitazionali, le rotture possono essere adiacenti o localizzate a distanza. Se sono stati interessati vasi, si osservano emorragie vitreo-retiniche di varia natura e intensità.
Nel distacco della retina essudativo, il liquido proviene dalla coroide, attraverso difetti del complesso epitelio pigmentato-membrana di Bruch (metastasi di neoplasie alla coroide, coroiditi come la sindrome di Vogt-Koyanagi-Harada, scleriti posteriori, anomalie congenite del disco ottico, la malattia di Coats…) senza rotture o fori; il sollevamento è traslucido e protrude a cupola, in maniera focale o diffusa; cambia posizione con la postura (per l’effetto della gravità, il fluido retinico si dispone in genere nelle porzioni inferiori), di solito senza emorragie associate. La sintomatologia è in genere più attenuata, con distorsione delle immagini, calo visivo e aree scure (scotomi relativi) centrali.
Nella variante trazionale, il sollevamento è determinato dalla trazione patologica a causa di grossolane membrane proliferative e/o adesioni fibrovascolari tra vitreo e retina, su base ischemica. Tipico del soggetto diabetico e del prematuro sottoposto a incubazione prolungata con tenda a ossigeno, ma comune anche nelle occlusioni venose e negli esiti di traumi, anche dopo numerose chirurgie vitreo-retiniche, l’aspetto del distacco è concavo e la protrusione nella cavità vitreale avviene spesso senza soluzione di continuità. La zona sollevata non si muove (caratteristica peculiare all’ecografia) e in genere si associa a una lenta e subdola perdita della visione centrale e/o periferica.